Cuba

Gennaio 1993

HavanaHavana, Varadero

Di Cuba, dove ho fatto solamente un soggiorno mare, con qualche escursione all'Avana e nella parte sud, volevo raccontare solo un episodio: “Non accettate inviti a cena dalla gente cubana che incontrate in spiaggia”. Questa è la prima cosa che ti senti dire dal solito accompagnatore che ti “scorta” sui bus blindati dei turisti all’arrivo dall’aeroporto al tuo hotel. Il suggerimento è dato, a loro parere, dalla scarsa sanità e sicurezza e dal diverso standard qualitativo al quale siamo abituati.

 

 

data di partenza: Gennaio 1993 - durata: 7 notti

Insolita cena nelle misere campagne cubane

 

E naturalmente è questa la prima cosa che ho voluto fare durante il mio soggiorno a “Varadero”, e che ad oggi considero una delle esperienze indispensabili per chi avesse intenzione di oziare sulla spiagge cubane.
Mentre sei sdraiato sulla bianca spiaggia caraibica, può talvolta capitare di essere “abbordato” da un simpatico cubano, la cui gentilezza e ospitalità resterà uno dei ricordi migliori della vacanza, che si ferma a chiacchierare su vari argomenti, dalla politica del suo Paese alla curiosità verso il tuo, fino ad arrivare in conclusione alla proposta di passare una serata a casa sua con cucina a base di aragosta.
"Ci siamo accordati per una sera; Pedro (il suo nome non me lo ricordo, lo chiamerò così) ci spiega che il posto dove andremo non è un ristorante 5 stelle, ci si deve accontentare del mobilio, le case dove abita lui sono povere, talmente povere che non ci potrà ospitare proprio a casa sua, perchè manca l’acqua e la luce, per cui andremo a mangiare da suo padre.
In quel paese naturalmente l’auto è un bene di lusso, per cui ci farà venire a prendere dal dottore del villaggio vicino, uno dei pochi ad esserne in possesso. Ci accordiamo per il prezzo: 10 dollari a persona (in quel tempo, 1993, il dollaro era circa 1300 lire).
"Quella sera il dottore era puntuale, saliamo sulla sua auto d’epoca (le auto a Cuba sono molto vecchie, ma tenute come gioielli). Praticamente sui sedili posteriori sembra di essere seduti su un divano, e con le gambe distese ci gustiamo il paesaggio. Appena usciti da Varadero si entra in un centro con case in muratura, poche delle quali finite, molte lasciate a metà. Proseguiamo, e le case in muratura diminuiscono, fino ad essere sempre più rare; il primo paese finisce, segue un pezzo di campagna, quindi un villaggio con case fatte di legno. Più si prosegue, più sembra che la povertà aumenti....E noi proseguiamo!
Finalmente,dopo una quindicina di minuti, arriviamo alla meta: entrare nel villaggio sembra di essere catapultati in un libro ambientato nell’800. La stradine sono sterrate, a volte si cammina su passerelle di legno per superare un rigagnolo, ai lati si vedono i cavi della corrente tirati casualmente su piccoli paletti di legno o per terra. Arriviamo alla “nostra casa” e incontriamo il nostro amico Pedro, che ci saluta a braccia aperte, affiancato dalla sua giovane moglie e dai genitori. L’acqua e la cucina sono esterne, sotto un tetto di paglia, sua madre sta lavando le vettovaglie praticamente in mezzo allo sterrato e sta finendo di cucinare la nostra aragosta. Entriamo: una lampadina penzola nel centro del soffitto per illuminare scarsamente l’ambiente, formato da un tavolo, qualche sedia, una vecchia credenza, un divano.
Pronta la cena: arrivano 6 pezzi enormi di aragosta, già pronti da gustare (sola polpa), di una squisitezza tale che non scorderò mai. Il tutto accompagnato da ottime verdure, frutta, birra, coca cola, acqua. Inutile parlare della freschezza, e anche l’impressione della pulizia è sembrata soddisfacente. Tant’è vero che non abbiamo avuto assolutamente problemi in seguito.
Finita la cena facciamo un giro del villaggio: vediamo qualche casa, i bambini escono a curiosare i curiosi. Pedro ci invita a visitare anche casa sua...proseguiamo a piedi in un campo con l’aiuto di una torcia, fino ad arrivare ad una capanna, pareti di fango, tetto di paglia. All’interno solo un vecchio materasso, un piccolo tavolino, il pavimento di terra. Niente luce. Niente acqua.
Eppure la descrizione del nostro amico è di una fierezza immensa, ci spiega che quella l’ha costruita lui assieme al padre, e con il tempo riuscirà a migliorarla, è da poco che si è sposato, i soldi col tempo arriveranno.
Torniamo nel paesino e ci sediamo all’aperto con altra gente, un pò a discutere, con un bicchiere di Rhum; una chitarra intona qualche canzone.
E’ giunta l’ora di tornare, il dottore ci sta aspettando. Il nostro viaggio nel medioevo è finito, salutiamo Pedro e la sua famiglia, paghiamo il conto (i 10 dollari richiesti ci sembrano un’offesa, ne lasciamo 20), e torniamo nel nostro hotel con un velo di tristezza e di malinconia, ma contenti di aver almeno potuto verificare per qualche ora che nel mondo non si vive solo come viviamo noi.
Ma quello è solo un ricordo, il giorno dopo siamo in spiaggia a divertirci con il nostro Mojito tra le mani, mentre Pedro è al lavoro per cercare qualcuno che lo aiuti a finire la sua dimora!

   

Baia dei Porci     Havana

Havana